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Rum Molh di Pier Tulip Biografia romanzata di Raimondo de Sangro Il segreto della cappella Sansevero |
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Estratti
L'entrata di Carlo III a Napoli 1734
Indice dell'opera
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1757
In quest’anno viene completata la statua di Santa Rosalia inserita nella terza cappella di sinistra
DIVAE ROSALIAE VIRGINI SINIBALDI QUISQUINAE ET ROSARUM DOMINI EX MARSORUM SANGRORUMQ COMITIBUS AC MARIAE SORORIS GUILIELMI POST SICILIAE REGIS FILIAE PRID NON SEPT MCLIX IN MONTE PEREGRINO DEFUNCTAE IBIDEM MDCXXVI INVENTAE AG PANORMI SITAE ADORATAE RAYMUNDUS DE SANGRO S SEVERI PRINCEPS MAIORUM SUORUM AGNATAE SANCTISSIMAE
“A Santa Rosalia Vergine, figlia di Sinibaldo, Signore di Quisquina e delle Rose, dei Conti dei Marsi e dei Sangro, e di Maria, sorella di Guglielmo II Re di Sicilia, morta il 4 settembre 1159 sul Monte Pellegrino e lì rinvenuta nel 1626 e traslata e venerata a Palermo, Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero alla Santissima agnata dei suoi antenati.”
Raimondo fa fare anche dal pittore napoletano Giuseppe Pesce, che ha fatto alcuni affreschi nella Chiesa di Santa Chiara, un quadro di una Madonna con Bambino utilizzando colori a cera di sua produzione e lo regala al suo Re Carlo. L’opera reca sul retro la dedica di Raimondo di Sangro: “All’augustissimo Carlo, re delle Due Sicilie e di Gerusalemme, infante di Spagna, duca di Parma e Piacenza, gran principe ereditario di Toscana, inclito protettore delle belle arti, suo signore, Raimondo di Sangro, principe di S. Severo, primo inventore della dipintura colle cere colorate a tempera, questo primo saggio dona, dedica e consacra”.
Nel ’57 è pronto anche il monumento a S. Oderisio del Queiroli a cui viene aggiunta l’iscrizione
DIVO ODORISIO AGNATO BEATISSIMO ODORISII MARSORUM SANGRORUMQ COMITIS FILIO SANCTISSIMO MONTISCASINENTIUM ABBATI XXXIX SANCTIORI D1FFICILLIMIS TEMPORIBUS S R E CARDINALI IN MONTECASINO IV NON DEC MCV DEFUNCTO ET QUIESCENTI RAYMUNDUS DE SANGRO S SEVERI PRINCEPS EX PERVETUSTA NEPOTUM SERIE PRONEPOS AMANTISS AN REP SAL MDCCLVI D
“A Sant’Oderisio beatissimo agnato figlio di Oderisio Conte dei Marsi e dei Sangro 39° Abate santissimo di Montecassino, ancor più santo dati i tempi difficilissimi, Cardinale di Santa Romana Chiesa, morto e sepolto a Montecassino il 2 dicembre 1105, Raimondo de Sangro, Principe di Sansevero pronipote amorevolissimo per antichissima discendenza di nipoti, dedicò nell'anno della rinnovata salvezza 1756”
Il 6 settembre muore il padre Antonio. Raimondo deve provvedere al suo trasporto a Napoli e ad officiare i funerali che si svolgono nella cappella in forma strettamente privata, sia perchè Raimondo cerca di rendere meno pubblica possibile la storia del padre, sia perchè la cappella non è al momento presentabile al pubblico. Durante i funerali riflette sulla vita del padre e si ritrova a considerare: - «Come possono essere strani gli intrecci dell’esistenza umana e anche meravigliosi. Se mio padre avesse tenuto un’esistenza esemplare e ligia alle leggi non avrebbe dovuto nascondersi e rinunciare al suo titolo, nel qual caso cosa sarebbe ora la mia vita? Probabilmente sarei rimasto finora nell’ombra di mio padre, forse oggi potrei essere anche un generale di Carlo, ma niente di più. Nessun titolo e nessun potere, nessuna disponibilità di grosse cifre, niente onore e gloria, Raimondo de’ Sangro sarebbe stato uno qualunque»
Terminata la cerimonia funebre, il deposito è già pronto e viene scolpita la lapide: “Ad Antonio di Sangro, Duca di Torremaggiore, figlio di Paolo, Principe di San Severo, ammirabile per l’eloquenza, l’ingegno e le varie vicende, il quale, perduta in gioventù la consorte e non isposatosi, avendo i suoi giovanili ardori più che soddisfatto, peregrinò in tutta l’Europa lontano dalla Patria e ritornato, avendo riconosciuto da se stesso i propri errori, Sacerdote ed Abbate di questo Tempio, per santità di costumi insigne, morto il 6 settembre 1757 all’età di 72 anni, mostrò che all’umana fragilità non può essere data un’esistenza di grandi virtù senza vizi. Il figlio Raimondo, Principe di San Severo, per non negare nulla al padre e nulla alla verità, curò che fosse scritto e posto il di lui elogio”.
La cronaca di Napoli di quest’anno registra la ristrutturazione del palazzo della duchessa Marianna di Sangro di Casacalenda, moglie di Luzio di Sangro duca di Campolieto, adiacente al palazzo di Raimondo.
Luigi Vanvitelli progetta il Foro Carolino, una celebrazione delle virtù regali, da farsi nel largo del Mercatello creando una piazza che nel 1871 sarà dedicata a Dante. Lungo la balaustra sormontante l’esedra sono poste le 26 statue delle virtù di Carlo, alcune eseguite anche dal Sanmartino.
Da Parma arriva la preziosa Collezione Farnese, che Carlo ha ricevuto in eredità dalla madre Elisabetta Farnese, a cui si aggiungeranno in seguito anche le collezioni romane portate da Ferdinando, e inizialmente ospitata a Capodimonte ma poi spostata nel museo di via Foria. Decine di capolavori greci e romani, basti citare il Toro, l’Ercole, i Tirannicidi, Venere Callipige, insieme ai reperti di Ercolano e Pompei, faranno diventare il museo di Napoli uno dei più importanti musei archeologici del mondo.
Maria Amalia fa costruire il salottino di porcellana per la sala del boudoir del suo appartamento privato nella Reggia di Portici ma non lo utilizzerà mai completamente perchè sarà completato solo poco prima della partenza per la Spagna, e essendone rimasta affascinata ne farà fare una replica nella sua residenza di Aranjuez. Il salottino sarà di nuovo trasferito a Capodimonte, dove è principalmente nato nella fabbrica di porcellane e dove, alla fine del regno borbonico a Napoli nel 1866, la reggia diventerà museo per la raccolta delle opere d’arte.
Salottino di porcellana
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